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ricordi che riaffiorano


buon 2013 a tutti! finalmente siamo arrivati a Gennaio che è il mio mese preferito in assoluto e sarà che ci sono nata ma decisamente lo preferisco a tanti altri mesi dell'anno.

ieri, a differenza di molti altri, ho festeggiato questo capodanno in famiglia perchè le mie amiche sono quasi tutte partite con i genitori o la famiglia e cosi, mi ritrovo a festeggiare il mio primo capodanno dopo due anni, da sola... ma non è poi cosi male. infondo so come divertirmi anche con la mia famiglia.
mi ricordo bene capodanno dell'anno scorso: ero andata a dormire a casa della mia migliore amica per festeggiare appunto la fine di quel 2011 maledetto e per me quel conto alla rovescia non ha mai significato tanto come in quel momento. per me lasciarmi alle spalle quell'anno schifosissimo ( anche se in modo simbolico perchè alla fine un conto alla rovescia non è nulla di che) significava tanto. mi ricordo che mi sono messa a piangere di gioia e a ringraziare il cielo di avermi fatta arrivare a quel 2012.

proprio ieri, mi è arrivato un notiziario semestrale di un comitato del mio ospedale per la cura della leucemia del bambino e  ogni 6 mesi, quando mi arriva questo notiziario e leggo le storie e le testimonianze dei ragazzi guariti o quando leggo i passi avanti che sta facendo la ricerca in campo onco-ematologico, una parte di me è come se ritornasse indietro nel tempo a quei 6 mesi terribili.
ieri in particolare, ho letto una testimonianza o per meglio dire il racconto di una ragazza del mio ospedale che io conosco di vista ma che non ho ancora avuto il pacere di conoscere di persona. questa ragazza di chiama Francesca e voglio riportare qui di seguito  quello che ha scritto ( sempre sperando che non si offenda se mai un giorno dovesse venire a scoprire che ho pubblicato tutto ciò sul blog)
quando ho letto ciò che questa ragazza ha scritto, sono stata travolta letteralmente dai ricordi in un modo che non mi era mai successo prima. è come se fossi stata catapultata indietro nel tempo a quell'estate del 2011 e stessi rivivendo tutte le paure, la rabbia ed il dolore. leggendo questo racconto, ho sentito DAVVERO vivere in me le stesse emozioni di allora. e ho capito che si possono cercare di nascondere, dimenticare o passarci sopra ma poi quando succede che riaffiorano, lo fanno con una tale intensità anche a di stanza di qualche tempo, che ti rendi conto che non si può mettere in un ripostiglio il passato.


<<penso che la vita sia fatta di continue scelte. 
a volte però non è cosi. nella vita ti trovi a non poter scegliere da che parte andare, che strada prendere. nessun avviso, nessuna chiamata, succede tutto all'improvviso, nessuno ha pensato di chiamarti prima. ti ritrovi da un giorno all'altro catapultata in un mondo che non avresti mai voluto conoscere, di cui hai sentito solo parlare.
questo mondo si chiama "Reparto di Ematologia Pediatrica e Centro Trapianto di Midollo Osseo" situato nell'ospedale San Gerardo di Monza, undicesimo piano, settore C. fa tanta paura il suo nome.
ti ritrovi seduta su di una carrozzina davanti alla porta d'ingresso e non capisci niente, sei spaventata. sai che c'è un mondo immobile, concreto e reale intorno a te ma vedi tutto sfumato, tutto ti sembra girare. in quella chiarezza, in realtà, nulla è chiaro. sei in uno stato di confusione totale e ti appare tutto cosi surreale, tutto cosi impossibile che ti viene solo da pensare che questo non può succedere a te.
invece ti si chiude dietro quella grande porta e tutto inizia.
quella porta d'ingresso mi fa paura ancora oggi. sai il giorno in cui la apri per entrare ma non sai il giorno in cui la riaprirai per uscire.
come se non bastasse arriva la notizia: la tua vita ti scappa dalle mani e tu, malato di leucemia, non ci puoi fare nulla perchè la malattia ha preso il sopravvento su tutto ciò che avevi fuori da quelle mura. ti torvi solo difronte a due scelte: morire o lottare per vivere.
arriva il giorno in cui apri gli occhi e ti accorgi che una, due, tre, dieci, infinite mani si tendono davanti a te ed ecco che il dolore lascia spazio alla speranza.
le infermiere sono "strane", non sono le solite infermiere ( questo vale anche per Federico, l'unico infermiere maschio) hanno qualcosa di più. qualcosa che le rende speciali. diverse. sono un miscuglio di professionalità e sentimenti. non svolgono solo il lavoro ordinario scritto sulle cartelle cliniche, ci mettono le loro emozioni, loro stesse.
in questo mondo non sei mai solo, hai sempre qualcuno pronto ad aiutarti. non ci sono soldi, si vive di sentimenti. si cerca l'amore;  nei corridoi e nella stanza si sente il profumo e la ricerca della speranza. l'essenza di questo mondo è un connubio tra vita e morte. si sente la tensione, la voglia di vivere che a volte viene gelata dalla scelta di Dio.
a questo punto ti fermi un attimo e ti domandi qual'è il criterio secondo il quale il signore decide di fare proseguire il suo percorso verso la vetta della montagna e chi purtroppo deve interrompere nel suo cammino.
credo che il signore abbia scelto delle persone speciali di due, undici, dieci, sedici anni e che abbia in mente per loro un progetto lontano dalla terra.
questi piccoli angeli venuti al mondo come insegnanti essenziali nella vita di chi ha avuto la fortuna di incontrarli.
ho affrontato il trapianto insieme ai miei genitori, al mio ragazzo e a mia sorella nel periodo più brutto per il reparto. prima la morte di Lorenzo, poi quella di Stefania, la speranza di Christian e di Andrea che ormai era svanita.
la mia famiglia era informata su tutto, ma non mi avevano detto niente perchè io ero in una situazione ritenuta dai medici "preoccupante"e loro volevano proteggermi.
chiunque entrava con il sorriso, come se tutto andasse bene. anche se vivevo rinchiusa in quella stanza, isolata dal resto del mondo e protetta da tutte quelle persone che mi stavano intorno, io percepivo che c'era qualcosa che non andava.
Stefania era la mia vicina di stanza e avevamo i bagni comunicanti. la sentivo rimettere e da quella sottile parete che ci divideva volevo darle forza e farle sentire che le ero vicina.
la sera stessa in cui è morta stavo male, ero angosciata e agitata. non sapevo della gravità della sua situazione ma percepivo in modo intenso che quella stessa sera qualcosa stava per accadere.
ho visto Andrea esattamente il giorno prima che morisse. mi aspettava in posizione "yoga" in quel letto bianco. si leggeva la serenità e la consapevolezza di una morte vicina nei suoi occhi.
gli ho consegnato il bracciale che avevo fatto da un po' di giorni e che volevo indossasse perchè vedevo in quel semplice bracciale di legno un qualcosa di inspegabile. come se quel bracciale potesse portare ad Andrea qualosa che lui, come mi aveva confessato, cercava da mesi, la pace. poi l'ho salutatao con un bacio sulla fronte e mentre uscivo dalla porta lui sorridendomi disse: "ci vediamo".
ci guardammo, entrambi sapevamo che non sarebbe stato cosi.
credo che questo basti a far caire la magia di questo mondo è come se tutti gli ammalati fossero in stretta relazione tra di loro.
questa malattia avrà anche preso tutto della mia vita ma non me e se pur faccio fatica anche solo a salire sul marciapiedemi sento fortunata perchè ho conosciuto un mondo nuovo che mi ha insegnato molto.
ho impartao che il sorriso è più di una medicina, che bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto, che si deve ciedere aiuto e non vergognarsi delle proprie debolezze.
infondo la tua vita non sei solo tu ma il risultato di più persone, la somma delle tue esperienze, l'insieme di difficoltà che la segnano e che ne cambiano la forma ed i colori.
non esiste magia o incantesimo, sei solo tu che puoi fare della tua vita un capolavoro. Dio ci da gli strumenti per andare avati, basta  solo saperli cogliere.
ho imparato a non mollare mai e, se un giorno pensassi di farlo, non mi resterà che ricordare il motivo per il quale ho resistito fino ad ora.
mi ha insegnato a pensare alla meta e non a quanto sia lungo il tragitto, a rimboccarmi le maniche e a non avere paura della fatica, a guardarmi allo specchio e a non notare solo quelle guancie troppo gonfie e quelle gambe cosi magre ma ammirare quella guerriera che ha lottato per tenersi stretta la sua vita, a gioire per ogni mio progresso anche se  minimo, a ricordarmi che nella vita il sole esiste per tutti.>>

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