mi capita spesso quando incontro mie coetanee/i che come me hanno affrontato il percorso della malattia, di parlare e confrontarmi su diversi fronti della nostra "storia clinica"...
così un giorno stavo parlando con una amica ed è saltato fuori l'argomento della "depressione" legata alla chemioterapia. ma più che depressione io lo definirei un momento di crisi profonda che come a lei è successo anche a me.
non ne ho mai parlato in modo completo di questa cosa ma forse può essere utile e può aiutare qualcuno che si trova a dover affrontare questo periodo.
durante la malattia ho vissuto tre fasi:
- la fase iniziale dell'incazzatura per tutto quello che mi stava succedendo e le paure e le domande che mi venivano spontanee perché non sapevo a cosa sarei andata incontro davvero.
-la fase in cui ho conosciuto tanti altri coetanei come me che stavano combattendo contro la malattia e chi era già in remissione.. ed è stato forse anche grazie a loro che in questa fase ho cominciato a sentirmi meno sola, meno sfortunata e soprattutto, ho cominciato a pensare che se ce l'avevano fatta loro, potevo farlo benissimo anche io.
- e qui giungiamo alla fase più brutta non che quella durata più di tutte.. e parlo di mesi e mesi:
superata la metà dei cicli di chemio, aumentavano i dolori fisici, le complicazioni legate alle terapie, cominciavo a guardarmi allo specchio e mi sentivo uno schifo. quella realtà sbattuta in faccia mi faceva stare male da morie. senza contare quel senso di "impotenza" verso me stessa. quella sensazione di non riuscire più nemmeno a controllare il mio corpo perché era la chemio che lo controllava ormai. era lei che decideva per me, decideva se farmi stare male o meno, se farmi riuscire per lo meno a salire le scale o scrivere con una dannatissima penna senza farmi tremare le mani come se avessi il Parkinson.
a tutto questo si aggiungeva la voglia di finire al più presto perché davvero non potevo sopportare di stare male in quel modo... volevo tornare a scuola, volevo potermi guardare allo specchio e riconoscere il mio corpo. volevo poter indossare una cavolo di parrucca solo per carnevale.
tutto questo mi faceva stare profondamente male e dalla metà delle terapie fino alla loro fine ed anche oltre, mi capitavano momenti di mutismo totale in cui non volevo parlare con nessuno, momenti in cui mandavo a quel paese mia madre di fronte alla dottoressa o mandavo a quel paese la dottoressa di fronte a mia madre perché voleva ricoverarmi in reparto quando stavo male e avrei preferito stare a casa piuttosto che in ospedale.
ho avuto periodi in cui non mi muovevo dal letto e fissavo il soffitto come un vegetale senza parlare con nessuno o momenti di pianto fortissimo che poteva durare anche ore e ore senza che ne mia madre, ne mio padre, ne mio fratello potessero fare nulla per alleviare la sofferenza che provavo dentro.
i miei familiari spesso mi hanno chiesto se volevo l'aiuto di uno psicologo ma sono sempre stata molto testarda ed orgogliosa di me stessa per accettare aiuto da qualcun altro. poi mi sono pentita perché probabilmente non volevo ammetterlo a me stessa ma avevo davvero bisogno di qualcuno.
terminata questa fase e terminate le terapie ho avuto un periodo particolare in cui sono stata nuovamente male mentalmente forse per una sorta di "effetto di rimbalzo" che ho sentito una volta tornata alla mia vita di sempre. avevo la voglia di continuare la vita di una adolescente normale ma il ricordo ancora cosi fresco della malattia incombeva su di me come un gigante e non riuscivo a metterlo del tutto in un angolo.
quando tornavo in ospedale per i controlli stavo male per due giorni di seguito.. ritornare la dentro non mi faceva stare bene.
ripresa la scuola sono arrivati anche i primi problemi con i professori, e mi sentivo uno schifo perché non riuscivano a capire che le terapie e tutto quel tempo lontano dalla scuola non mi avevano fatto poi cosi bene. mi dimenticavo le cose, tante volte non riuscivo a formulare frasi di senso compiuto e mi sentivo ancora condannata dalla malattia. gli effetti a breve termine delle terapie scompaiono in fretta ma quanti effetti a lungo termine lasciano nella vita sociale e personale di ognuno di noi!!!
anche qui mia mamma mi ha chiesto più volte che volevo l'iuto di qualcuno ma anche i quel caso, ero troppo orgogliosa di me.
nei mesi successivi, molto gradualmente e forse anche grazie al blog che come una sorta di diario personale mi ha permesso di aprirmi, di scrivere quello che provavo e di analizzarmi al contempo, sono riuscita a riprendere in mano la mia vita e adesso sono circa 7 mesi che mi sento meglio e che sono più serena sotto tanti aspetti.
ma se tornassi indietro... probabilmente l'aiuto di uno psicologo mi avrebbe fatto bene..
un consiglio a chi sta provando quello che ho provato io: finchè potete cercate di rialzarvi da soli ma prima di toccare il fondo chiedete aiuto.
così un giorno stavo parlando con una amica ed è saltato fuori l'argomento della "depressione" legata alla chemioterapia. ma più che depressione io lo definirei un momento di crisi profonda che come a lei è successo anche a me.
non ne ho mai parlato in modo completo di questa cosa ma forse può essere utile e può aiutare qualcuno che si trova a dover affrontare questo periodo.
durante la malattia ho vissuto tre fasi:
- la fase iniziale dell'incazzatura per tutto quello che mi stava succedendo e le paure e le domande che mi venivano spontanee perché non sapevo a cosa sarei andata incontro davvero.
-la fase in cui ho conosciuto tanti altri coetanei come me che stavano combattendo contro la malattia e chi era già in remissione.. ed è stato forse anche grazie a loro che in questa fase ho cominciato a sentirmi meno sola, meno sfortunata e soprattutto, ho cominciato a pensare che se ce l'avevano fatta loro, potevo farlo benissimo anche io.
- e qui giungiamo alla fase più brutta non che quella durata più di tutte.. e parlo di mesi e mesi:
superata la metà dei cicli di chemio, aumentavano i dolori fisici, le complicazioni legate alle terapie, cominciavo a guardarmi allo specchio e mi sentivo uno schifo. quella realtà sbattuta in faccia mi faceva stare male da morie. senza contare quel senso di "impotenza" verso me stessa. quella sensazione di non riuscire più nemmeno a controllare il mio corpo perché era la chemio che lo controllava ormai. era lei che decideva per me, decideva se farmi stare male o meno, se farmi riuscire per lo meno a salire le scale o scrivere con una dannatissima penna senza farmi tremare le mani come se avessi il Parkinson.
a tutto questo si aggiungeva la voglia di finire al più presto perché davvero non potevo sopportare di stare male in quel modo... volevo tornare a scuola, volevo potermi guardare allo specchio e riconoscere il mio corpo. volevo poter indossare una cavolo di parrucca solo per carnevale.
tutto questo mi faceva stare profondamente male e dalla metà delle terapie fino alla loro fine ed anche oltre, mi capitavano momenti di mutismo totale in cui non volevo parlare con nessuno, momenti in cui mandavo a quel paese mia madre di fronte alla dottoressa o mandavo a quel paese la dottoressa di fronte a mia madre perché voleva ricoverarmi in reparto quando stavo male e avrei preferito stare a casa piuttosto che in ospedale.
ho avuto periodi in cui non mi muovevo dal letto e fissavo il soffitto come un vegetale senza parlare con nessuno o momenti di pianto fortissimo che poteva durare anche ore e ore senza che ne mia madre, ne mio padre, ne mio fratello potessero fare nulla per alleviare la sofferenza che provavo dentro.
i miei familiari spesso mi hanno chiesto se volevo l'aiuto di uno psicologo ma sono sempre stata molto testarda ed orgogliosa di me stessa per accettare aiuto da qualcun altro. poi mi sono pentita perché probabilmente non volevo ammetterlo a me stessa ma avevo davvero bisogno di qualcuno.
terminata questa fase e terminate le terapie ho avuto un periodo particolare in cui sono stata nuovamente male mentalmente forse per una sorta di "effetto di rimbalzo" che ho sentito una volta tornata alla mia vita di sempre. avevo la voglia di continuare la vita di una adolescente normale ma il ricordo ancora cosi fresco della malattia incombeva su di me come un gigante e non riuscivo a metterlo del tutto in un angolo.
quando tornavo in ospedale per i controlli stavo male per due giorni di seguito.. ritornare la dentro non mi faceva stare bene.
ripresa la scuola sono arrivati anche i primi problemi con i professori, e mi sentivo uno schifo perché non riuscivano a capire che le terapie e tutto quel tempo lontano dalla scuola non mi avevano fatto poi cosi bene. mi dimenticavo le cose, tante volte non riuscivo a formulare frasi di senso compiuto e mi sentivo ancora condannata dalla malattia. gli effetti a breve termine delle terapie scompaiono in fretta ma quanti effetti a lungo termine lasciano nella vita sociale e personale di ognuno di noi!!!
anche qui mia mamma mi ha chiesto più volte che volevo l'iuto di qualcuno ma anche i quel caso, ero troppo orgogliosa di me.
nei mesi successivi, molto gradualmente e forse anche grazie al blog che come una sorta di diario personale mi ha permesso di aprirmi, di scrivere quello che provavo e di analizzarmi al contempo, sono riuscita a riprendere in mano la mia vita e adesso sono circa 7 mesi che mi sento meglio e che sono più serena sotto tanti aspetti.
ma se tornassi indietro... probabilmente l'aiuto di uno psicologo mi avrebbe fatto bene..
un consiglio a chi sta provando quello che ho provato io: finchè potete cercate di rialzarvi da soli ma prima di toccare il fondo chiedete aiuto.
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